Onorevoli Colleghi! - La legge n. 163 del 1985, che istituiva il Fondo unico per lo spettacolo (FUS), rinviava la regolamentazione dei diversi settori dello spettacolo a leggi specifiche mai approvate dal Parlamento. Nella scorsa legislatura, l'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, ha previsto la delega al Governo per il riassetto e la codificazione anche in materia di spettacolo. Tale delega è stata attuata solo per le attività cinematografiche (decreto legislativo n. 28 del 2004), mentre resta ancora da disciplinare l'amplio e variegato settore dello spettacolo dal vivo.
      La presente proposta di legge interviene a colmare tale ritardo legislativo e rappresenta uno strumento normativo di indirizzi e di princìpi, che mette al centro il ruolo strategico dell'intervento pubblico nella diffusione e nell'accesso alle attività dello spettacolo e dunque ai diversi linguaggi artistici, considerandoli patrimonio culturale della collettività. Obiettivo della proposta di legge è quello di dare piena attuazione agli articoli 3, 9 e 33 della Costituzione, tenendo conto delle modifiche introdotte al titolo V della parte seconda e, in questo quadro di riferimento, fissare linee generali di intervento, strumenti e obiettivi, al fine di promuovere pari opportunità di accesso alla produzione, da parte di tutti gli operatori culturali organizzati in forme stabili o in forme indipendenti, valorizzando l'innovazione artistica, la sperimentazione e la ricerca. Parallelamente la proposta di legge si pone l'obiettivo di garantire la fruizione dello spettacolo di diverse tradizioni ed esperienze da parte di tutti i cittadini, attraverso la realizzazione di azioni positive e interventi pubblici che delineano una forte politica di welfare per la cultura. Ciò che proponiamo è una cittadinanza della cultura legata alla partecipazione, al pluralismo, alla crescita delle diverse realtà artistiche nazionali, imprenditoriali e in forma di associazionismo. Sulla base di questo principio di

 

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fondo, la proposta di legge si prefigge di migliorare e di estendere le possibilità di concorrere alla programmazione pubblica dello Stato, delle regioni e degli enti locali. Obiettivo prioritario è quello di delineare un processo di discontinuità con gli attuali meccanismi di definizione e di attribuzione delle risorse pubbliche destinate alle attività dello spettacolo, introducendo parametri di qualità anche in forma ridefinita, e nuovi criteri di erogazione delle risorse pubbliche; e al contempo promuovendo novità rilevanti nel quadro degli interventi pubblici, quali l'aumento del 5 per cento delle risorse destinate al FUS e la costituzione di fondi di sostegno:

          a) per il recupero, la ristrutturazione e la riconversione di spazi pubblici da destinare alle attività dello spettacolo;

          b) per la produzione indipendente e cooperativa.

      La capacità di attrarre capitali privati attraverso forme di defiscalizzazione non può rappresentare il perno della politica pubblica per la valorizzazione dello spettacolo, ma può rappresentare una forma di valore aggiunto, da cui è necessario svincolare criteri di attribuzione delle risorse che rischiano sempre più di soffocare il pluralismo nella produzione e nella diffusione dello spettacolo. Contestualmente, i processi di privatizzazione in corso già da qualche anno nel campo dei beni culturali non garantiscono gli interessi della collettività e rischiano di progredire verso una pericolosa mercificazione del patrimonio storico-culturale. È necessario quindi rilanciare la funzione strategica del pubblico, promuovendo quel virtuoso concorso di risorse e di investimenti fra Stato e regioni, che sappia valorizzare e coinvolgere le esperienze artistiche più produttive, in relazione con il territorio, le città, le periferie, valorizzando in primo luogo la capacità di cooperazione, di associazione, di rete, fra diverse realtà artistiche e fra enti pubblici.
      Al contempo è fra i princìpi e gli indirizzi della proposta di legge quello di riconoscere pienamente la necessità di un investimento sulla formazione ai linguaggi artistici per i ragazzi e le ragazze, a partire dalla revisione delle attuali discipline artistiche nei curriculi scolastici di ogni ordine. Per queste ragioni, promuovere la diffusione dello spettacolo dal vivo nell'ambito degli istituti pubblici e delle università è considerato un criterio cardine per l'erogazione delle risorse pubbliche destinate alle compagnie, alle associazioni, alle cooperative dello spettacolo e ai soggetti indipendenti. A tale fine la proposta di legge istituisce il Centro per lo spettacolo nelle scuole e nelle università (articolo 7), con lo scopo altresì di promuovere l'accesso delle scuole e delle università agli spazi dello spettacolo.
      Nell'ambito delle politiche di welfare introdotte dalla proposta di legge mettiamo in primo piano il diritto all'accesso per tutti i cittadini e le cittadine, in un sistema in cui diseguaglianze ed esclusioni basate sul censo tendono sempre più ad acuirsi e a rappresentare una limitazione alla fruizione delle manifestazioni culturali. Al capo III sono introdotti interventi rivolti alla gratuità e alla definizione di tariffe sociali e alla riduzione dell'aliquota IVA al 4 per cento per le attività dello spettacolo, ma anche per quei prodotti di interesse culturale (supporti audiovisivi, fonografici e multimediali), che oramai in maniera imprenscindibile sono legati alla produzione e alla riproduzione delle attività dello spettacolo. Fra le politiche di welfare sono inserite forme di detrazione fiscale per i lavoratori dello spettacolo e modifiche alle normative vigenti sulla previdenza e sull'assistenza. Il capo IV della proposta di legge prevede, infine, indirizzi per interventi fiscali da realizzare a favore delle attività produttive e professionali, quali agevolazioni per iniziative imprenditoriali giovanili e femminili, compagnie, associazioni e cooperative dello spettacolo. Prevede, inoltre, nuove misure di controllo da parte dello Stato della Società italiana degli autori ed editori, allo scopo di raggiungere un riequilibrio dell'attuale meccanismo di distribuzione dei proventi a favore degli iscritti.

 

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